
La battaglia di Qadesh fra le potenze Hittita ed Egiziana è piena di bugie, oggi diremmo fake news, ed è ammantata da leggende e probabilmente tante poche verità che concorrono ancora oggi a non sapere esattamente come andarono veramente le cose.
Proviamo, con immenso piacere e tanta buona volontà, a raccontarne le peripezie.
La leggenda egizia, immortalata dal giornalista Pentaur nei Bollettini (raccolta dei ricordi di guerra), ci tramanda che una banda di beduini catturati e timorosi di essere torturati dagli egizi fecero la spia, rivelando dove fosse collocata l’armata avversaria.
Ma tutto ciò era una trappola degli Ittiti che avevano pagato i beduini per farsi catturare e depistare il faraone per poi attaccarlo di sorpresa. Nonostante la disperata resistenza egiziana, l’armata ittita riuscì a sfondare e a penetrare nel campo nemico. Ramesse allora si rivolse ai suoi Dei imprecando in diverse lingue e rimproverando loro che con tutti i templi che egli gli aveva fatto costruire si sarebbe aspettato un atteggiamento più impegnato.
Secondo le fonti egizie, la risposta non si fece attendere ed un Dio gli parlò dicendogli: Sono con te, ma se tu sei un incapace non è che devo fare tutto da solo, aiutati che il ciel ti aiuta.
Fu allora che il faraone si arrabbiò e, raddoppiando gli sforzi, si lanciò nella mischia massacrando, grazie alla forza divina di Seth, migliaia di ittiti.
Il giorno dopo Muwatalli, il Re Hittita, inviò una proposta di armistizio, implorando la clemenza di Ramesse che dopo avergliela accordata, ritornò in Egitto, senza tentare la conquista di Qadeš, facendo poi scolpire sulle mura di diversi templi (come quello di Abu Simbel) i bassorilievi che ancora oggi raccontano. la sua grande vittoria.
Nonostante la propaganda egizia esposta dal giornalista partigiano, possiamo immaginare ciò che realmente sia accaduto. Sembra evidente che Ramesse sia caduto in un’imboscata tesa dal sovrano ittita Muwatalli, il quale, con l’intento di chiudere in fretta i conti con il faraone, sembra non abbia calcolato bene i rischi dell’attacco iniziale, non impegnando nella battaglia tutte le sue truppe, ma solo quelle più mobili, comandate dagli alti dignitari del regno (probabilmente convinti di partecipare ad una facile vittoria).
In effetti l’attacco ittita schiacciò senza troppa difficoltà la divisione di Ra, la massima espressione bellica del faraone, la quale non era sicuramente pronta al combattimento ed inferiore numericamente. Sembrerebbe comunque che la divisione di Amon e l’intera guardia personale del faraone stesso, combattendo eroicamente, abbiano di fatto cambiato le sorti della battaglia.
Molto probabilmente Ramesse stesso partecipò attivamente alla battaglia e il suo carisma è stato fonte di coraggio per le sue truppe, mentre sembra che Muwattali non guidasse personalmente il suo esercito.
Ciò che resta inspiegabile è il fatto che il Re ittita non partecipò alla battaglia e che non impegnò nel combattimento la totalità delle sue truppe (pertanto molto superiori di numero). Gli egiziani raccontano che il Re nemico si comportò in questo modo per paura di Ramesse, incavolato nero e rimproverato dal suo Dio, ma crediamo che invece Muwatalli fu colpito da un attacco di colite acuta che lo costrinse ad abbandonare il terreno per andare in bagno.
A volte la storia viene decisa anche da cose banali e normali, non sempre le gesta sono eroiche.
Nonostante tutto, anni dopo, la battaglia si ripeté e stavolta gli egiziani vinsero davvero in modo definitivo, espugnando la fortezza.
Muy interesante, muchas gracias por compartir 🙏🏼💐
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