
Mentre Abramo si aggirava per la Palestina cercando di convincere le popolazioni di quei luoghi che quella era la sua terra, in Egitto sale al trono il faraone Amenamhat III.
Questo faraone passa alla storia per essere stato l’ultimo faraone del cosiddetto Medio Regno (terminologia tipicamente da “esperti” che citiamo con estremo disgusto non vedendone la minima attinenza con una logica narrativa … ma lo facciamo solo per farci capire anche a chi non può fare a meno di paragoni inattendibili).
E’ il 1842 a.C. quando diventa faraone, ma pochi possono dire, negli anni seguenti, di averlo mai visto in faccia, infatti, appena divenuto faraone, egli intraprese dei viaggi e non volle più tornare a palazzo.
Qualcuno pensò ad una nuova strategia del potere ma, meno onorevolmente, possiamo affermare che egli non voleva mostrarsi in pubblico perché diciamo … non era proprio un adone, anzi, era piuttosto bruttarello e lui se ne rendeva perfettamente conto.
La Sua bruttezza è testimoniata da foto riportate sui volantini che egli faceva recapitare presso le città dei nemici, provocando fra le truppe avverse una sorta di terrore preventivo che lo avvantaggiò alquanto nelle battaglie intraprese. La tecnica era inusuale ma l’efficacia era garantita.
Per le stesse ragioni gli fu vietato specchiarsi, infatti la cassa dello stato male sopportava i costi degli specchi rotti.
Pare anche che le casse dello stato andarono in sofferenza per i costi delle sempre più pregiate maschere facciali che egli esigeva … sembra che risalga a questo periodo la prassi di mettere delle maschere facciali, più o meno dorate, ai faraoni defunti, infatti era meglio non far vedere il volto delle mummie e questa constatazione o sentimento nacque proprio con questo faraone che era talmente brutto da non ritenerlo dignitosamente reale.
Inoltre ci risulta che fosse anche molto indeciso sulle grandi questioni, tanto da far costruire, fra la rabbia dei suoi sudditi, ben due piramidi in due posti diversi.