
In Egitto, in particolar modo a Tebe, intorno al 760 a.C. inizia una tradizione che durerà qualche secolo e che fa risaltare l’emancipazione delle donne, soprattutto se mogli o sorelle del faraone, perché le altre erano sempre e comunque schiave e sottomesse.
A queste illustri e importanti donne venne inventato il titolo di Divina sposa di Amon che le collocava all’apice del potere in quanto spose del dio Amon e perciò importanti quasi quanto il faraone.
Noi sappiamo che in realtà (spesso lo abbiamo sottolineato) il vero potere del faraone era determinato dalla donna che aveva accanto, sia essa la madre, la moglie, la sorella, la figlia o persino l’amante.
Perciò nulla di nuovo sotto il sole, ma il solo fatto di aver dato cotanto titolo divino ufficiale a queste donne, suggella, se non il sorpasso, ma l’allineamento di genere nella corte faraonica.
Per la verità, fregiandosi di tale titolo, la divina sposa poteva permettersi qualunque cosa e, di fatto, nella regione di Tebe, governava lei al posto del faraone.
Inoltre controllava i tepli dei dio Amon e potrebbe essere paragonata ad una sorta di Papessa del loro tempo, emanando leggi e indicazioni di tipo comportamentale e morale…. Ma anche immorale per giustificare le proprie immancabili marachelle.
In passato vi era stato qualcosa di simile e, di fatto, le divine spose di Amon sostituiscono quel Primo profeta di Amon che spesso fu al centro di diatribe, complotti e faccende losche fra i faraoni di diverse dinastie.
“le altre erano sempre e comunque schiave”: le donne in Egitto erano schiave?
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