
Un regno durato ben 54 anni, nel periodo in cui il turnover faraonico era come una giostra frenetica. La sua longevità regale era davvero una rarità, una continuità singolare, come un faro che riluceva nel buio di una nave alla deriva. Dopo un lungo periodo di incertezza, l’Egitto aveva finalmente ritrovato un punto di riferimento di solido.
Egli aveva un modo molto particolare di affermare il suo potere. Non bastava essere l’indiscusso sovrano di tutto l’Egitto, no. Doveva andare oltre. Mandò una flotta a Tebe, non per combattere o saccheggiare, ma per imporre l’adozione della sua sorella, Nikotris, come divina sposa di Amon. Un atto che oggi equipareremmo a mandare la propria sorella in convento a fare la suora. Una decisione inusuale, certo, ma ricordiamoci: stiamo parlando di un faraone. Ed essendo un faraone, non si può certo dire che avesse un approccio comune o ordinario alle questioni di stato.
Per quanto riguarda Nikotris, non ci risulta che fosse proprio entusiasta di questa decisione. Immaginiamoci la scena: lì sta Nikotris, godendosi la sua vita di principessa, quando all’improvviso una flotta di navi appare all’orizzonte, arrivando con la notizia che deve abbandonare tutto e diventare la divina sposa di Amon. Non è esattamente il tipo di messaggio che si spera di ricevere da un corriere!
Con lui, la capitale tornò ad essere Menfi, come un ritorno a casa dopo un lungo viaggio. E poi, nel 663 aC, quando gli assiri si indebolirono e si ritirarono, la sua vera natura di faraone si rivelò in tutto il suo splendore. Riuscì a riunificare l’Egitto, facendo valere la ritrovata supremazia in una terra che aveva bisogno di un leader forte e deciso.
Non si accontentò solo di questo, però. Sapeva che la grandezza di un sovrano non si misura solo dalle sue conquiste, ma anche dalla sua eredità culturale. Pertanto, riportò in auge le tradizioni antiche, quasi come se volesse sottolineare il legame tra il passato glorioso dell’Egitto e il presente. Era come se dicesse: “Guardate, noi siamo i discendenti di quei grandi faraoni, e io sono qui per dimostrarlo”.
Infatti, il suo ricordo è stato tramandato attraverso enormi statue che lo raffigurano sullo stile dei più famosi e antichi faraoni. E queste non erano semplici statue, ma colossi di pietra che risaltavano nel panorama, quasi a sfidare il tempo e l’oblio. Le sue statue non erano solo immagini, ma dichiarazioni audaci del suo potere e della sua eredità.