
Torniamo al confronto fra Roma e Alba Longa, che risultava cronico, in stallo, senza nessun vincitore ne vinto.
Ci torniamo per raccontarvi uno degli episodi più curiosi e narrati della storia; la disfida fra Orazi e Curiazi.
Tutto nacque dopo aver verificato che nessuno dei due contendenti riusciva a prevalere, pertanto, i due re, Tullo Ostilio e Mezio Fufezio (da notare lo strano connubbio dei due nomi che, entrambe, sembrano due scioglilingua) quello di Roma e quello di Alba Longa, si accordarono su una modalità che non avrebbe avuto conseguenze di indebolimento su nessuno dei due schieramenti e concordarono, accettando, che al termine di questa modalità, colui che fosse uscito sconfitto, si sarebbe sottomesso all’altro.
Dalla disfida vi era in gioco la supremazia dell’area.
La modalità scelta fu una sfida all’ultimo sangue fra tre giovani guerrieri romani e tre giovani guerrieri Albani.
Roma scelse i tre fratelli gemelli Orazi e gli altri scelsero i tre fratelli gemelli Curiazi.
Il fatto che in entrambe le città vi fossero tre gemelli da una parte e altri tre gemelli dall’altra è una cosa a dir poco sorprendente.
Sfido chiunque a voler trovare una situazione simile… ma neanche fra le superpotenze mondiali attuali, forse non si riuscirebbe a ricreare una situazione simile!
Ad ogni buon conto la sfida iniziò male per i romani, infatti ben due Orazi furono eliminati velocemente dai Curiazi, mentre l’ultimo rimasto capì, al volo, che non aveva scampo contro i tre avversari, perciò iniziò a correre.
Questa reazione, per quanto istintiva, crediamo che non fu dettata dalla arguzia e da una strategia pensata, ma probabilmente dalla fifa che sconvolse l’Orazio superstite, che con tale azione sperava di darsela a gambe levate, evitando di essere ucciso.
Tale sensazione la ebbero anche tutti gli spettatori presenti che iniziarono ad inveire e fischiare il vigliacco guerriero romano.
Anche i romani si sentirono offesi da tale atteggiamento, ormai rassegnati a perdere ma risoluti ad evitare almeno l’onta del proprio onore, si unirono ai fischi.
In questo stato d’animo i tre Curiazi, spinti dalla folla acclamante, iniziarono ad inseguire il romano.
Peraltro, registriamo che il romano non era affatto male nella corsa e invece i Curiazi erano un po’ scarsini e per di più con differenti prestazioni fra loro, con la conseguenza che si avvicinarono uno alla volta al romano, il quale, decisamente più lesto e resistente alla corsa, approfittò dell’affanno dei primi due Curiazi che lo avvicinarono per eliminarli facilmente.
Inaspettatamente la situazione si era capovolta e il romano, ora, era rimasto solo contro uno soltanto degli inseguitori Curiazi, peraltro affaticato e con la lingua penzolante dalla fatica.
Il popolo tutto, a quel punto, iniziò di nuovo a tifare per il proprio rappresentante e quando l’Orazio eliminò anche l’ultimo Curiazio, i romani non stavano più nella pelle dalla gioia e lo portarono in trionfo.
L’Orazio vincitore, però, ebbe una strana e inaspettata reazione, infatti aveva visto sua sorella che piangeva vicino all’ultimo Curiazio, perché ella era l’amante nascosta dell’avversario.
Di fronte a questa offesa e ancora invasato dalla foga della disfida e del mancato pericolo, si avventò sulla sorella uccidendola seduta stante.
I romani punivano questo tipo di delitto con la pena capitale ma, sgomenti, non potevano, certo, uccidere l’eroe che li aveva fatti vincere e, così, in perfetta tradizione romana e latina si trovò, seduta stante, un cavillo giuridico per non comminare alcuna pena all’eroe.
Roma aveva dunque vinto e la città rivale si sottomise.
Così, in questo modo, iniziò l’espansione di Roma nel Lazio e, con la dovuta irriverenza che ci contraddistingue, possiamo dire che i romani vinsero grazie alla fifa dei suoi rappresentanti.
Gli esperti, ce la raccontano diversamente, ovvero che il romano, rimasto solo ebbe l’arguzia di inscenare una strategia militare originale e vincente che spezzò le reni agli avversari.
Mah…