
Comunista guerrafondaio, ecco la definizione che più si addice a questo re. Il terzo re di Roma. Esattamente il contrario del pacifico Numa Pompilio; perché mai il senato possa aver scelto un tipo così alternativo al precedente re? Il buonismo degli anni precedenti ha, forse, soffocato la rabbia che ha covato nel silenzio e ora vuole esprimere tutta la sua forza?
Sono domande legittime e sembrano anticipare il senso dell’alternanza al potere e il tentativo storico dell’umanità di trovare un equilibrio, ma incapace di trovarlo vaga fra un eccesso e l’altro.
In realtà, il senato lo ha scelto solo perché il nonno aveva combattuto al fianco di Romolo contro i Sabini; uno strano criterio per scegliere il re, provate a pensare che se questo era il criterio, bastava che il proprio nonno avesse combattuto con Romolo, indipendentemente dal fatto che, magari, in quel momento, si passava di lì per caso, per essere nominato re …
valli a capire ‘sti romani!
Romano di nascita, decise di suddividere le terre appartenute a Romolo tra i romani più poveri e permise a questi di potersi costruire una casa sul colle Celio, meritandosi l’appellativo di comunista.
Peraltro educò schiere di romani all’arte della guerra e istituì ferree regole di disciplina fra i soldati. Fu artefice dei primi allargamenti fuori le mura cittadine dell’influenza di Roma nella zona. Fidene e Veio furono vittime della ritrovata goliardia militare romana.
Ma a questo re è legata soprattutto la guerra contro Alba Longa, città potente e vicina a Roma con la quale, fin dalla sua fondazione, Roma aveva convissuto con alterne vicende e atteggiamenti equivoci.
Con Tullo Ostilio, il cui nome era tutto un programma, i rapporti con il potente vicino si fecero alquanto difficili, determinandone continui conflitti. Le due città erano, però, molto simili, per potenza militare, e questo continuo confronto li stava, entrambe, indebolendo.
Perciò la saggezza aveva convinto che le controversie e le reciproche ambizioni potevano essere risolte senza farsi troppo del male. Così, volenti o nolenti, i due schieramenti si fronteggiarono in una tenzone ristretta, ovvero nella disfida fra Orazi e Curiazi (che vedremo più avanti).
Fra le opere di Tullo Ostilio va anche annoverato la Curia Hostilia, ovvero un palazzo dove si potevano trovare i senatori per discutere.
Già! Perché fino a quel momento il senato si riuniva all’aperto, con sole, pioggia o vento e benché il tempo in quelle zone era piuttosto clemente, il re si era stufato di prendere acqua all’aperto per discutere con i senatori (da qui la tradizionale avversità verso il senato da parte dei regnanti romani).
Tullo Ostilio, fu ricordato per la sua continua ostilità, come dicono i romani “Omen Nomen” e non badò molto al bene del suo popolo. Così, quando a Roma scoppiò una pestilenza, fu tanto virulenta che anch’egli ne fu colpito e implorò Giove di aiutarlo.
Ma Tullo Ostilio era stato talmente impegnato in battaglie che si era dimenticato, fino a quel momento, di onorare gli Dei. Perciò Giove rispose in modo seccato e vendicativo alla sua richiesta di aiuto, lanciandogli un fulmine che lo incenerì.
Così morì il terzo re di Roma, almeno secondo quello che passa il convento, altre fonti dicono che il suo successore lo ha ucciso, ma sarebbe poco originale e non degno della nobile tradizione romana, altri, invece, ritengono che il popolo, infetto e stufo delle guerre lo abbia soppresso nel suo letto … questa versione è senz’altro più verosimile.