LA SUCCESSIONE DI ROMOLO

Nel 716 a.C. muore il mitico Romolo!

Ebbene sì, i fatti finora narrati avvengono mentre sui colli romani regnava indisturbato Romolo ma potrà sembrare strano e poco pubblicizzato, anche Romolo un bel giorno se ne andò … e non fece testamento!

In quegli anni Roma si ingrandì e si popolò, passando da un insieme di villaggi a una città organizzata.

Così alla sua morte Romolo poté lasciare al mondo l’embrione di una grande potenza, ma non fu semplice stabilire chi dovesse succedergli.

I senatori, per un certo periodo, pensarono di potersela cavare da soli, alternandosi al potere, ciascuno, ogni dieci giorni, cercando di passare da una monarchia a una oligarchia, ma fu il caos e i continui cambiamenti di decisioni, con un governo di fatto bloccato e inefficiente oltre che inefficace,  portarono il popolo all’esasperazione, sembrano cronache attuali ma si tratta di cronache antiche; fu così che i senatori si decisero a prendere in considerazione l’elezione di un nuovo e stabile Re a cui affidare le redini del regno ma anche indirizzare tutto il malcontento del popolo.

Roma era, però, ormai divisa fra i senatori di origine Romana e quelli di origine Sabina.

I primi proponevano, come loro candidato, il senatore Proculo, che secondo loro godeva la fama di fortunato, mentre i senatori sabini proponevano il senatore Velesio, noto per le sue doti marinare.

Intanto, occorre dire che tale contrapposizione era sicuramente pericolosa ma se ben indirizzata poteva trattarsi di un primo vagito democratico, con una maggioranza e una opposizione.

La storia di Roma, già da questi primi passi, invece, mostra subito una delle caratteristiche che la renderanno famosa e contribuiranno a chiamarla eterna. Parliamo della dote del compromesso che in questa fase nasce e si strutturerà nel corso dei secoli a venire.

Le due fazioni, stando a quanto tramandato, non riuscivano a far prevalere un candidato, creando un pericoloso stallo istituzionale non ben voluto dalla popolazione, che reclamava un suo Re, anche per poterlo individuare quale, eventuale, capro espiatorio se le cose fossero andate male.

Le due fazioni, allora, si accordarono su un metodo, i Romani avrebbero indicato un candidato fra i Sabini e i Sabini ne avrebbero individuato uno nel campo avverso.

Quando, però, i romani indicarono il Sabino Numa Pompilio, che aveva sposato Tazia figlia di Tazio e di nome Tito (non è uno scioglilingua inventato) che con Romolo governò qualche anno all’inizio della fondazione di Roma, quando i due popoli, dopo il famoso ratto delle sabine, si unirono, spiazzarono i rivali.

Inoltre i costruttori di fake news, già presenti fin dai tempi di adamo ed eva, (cercare sotto la voce “il serpente”) avevano messo in giro la voce, mitica, che egli era nato lo stesso giorno in cui Romolo fondò Roma.

I Sabini rimasero di stucco ed essendo, costui, uomo ben visto e di onorata moralità non proposero alcun altro nome e accettarono il candidato proposto.

Così una delegazione di senatori di ambo le parti fra cui i due senatori candidati Proculo e Velasio, si recarono da lui per dargli la grande notizia, ma fra la sorpresa generale egli non era molto propenso ad accettare tale onere perché riteneva che Roma fosse troppo violenta ed aveva riserve e paura ad accettare di essere così esposto.

Per convincerlo dovettero inventarsi di dotarlo di Body guard, anteprima della guardia pretoriana e, soprattutto, pagargli una sontuosa polizza assicurativa sulla vita, ma alla fine accettò e così Roma ebbe il suo nuovo Re.

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