
Quando si tratta di fondare una nuova città, soprattutto se questa città è avvolta nel mito, tutto può sembrare grande, bello, eccitante … ecco, magari non proprio così eccitante!
Infatti, nella nuova città, Roma, mancava un particolare importante, ovvero scarseggiavano le donne!!!
Già, perché gestire gente ansiosa di riscatto è una cosa, ma gestire assatanati maschioni con ormoni in libertà era ben altra questione e Romolo, novello Re, doveva procurare delle donne ai suoi cittadini … insomma fra le prime difficoltà si trovò nella condizione di, oggi diremmo, garantire le quote rosa …. facile a dirsi, ma come fare?
Romolo salì sul colle più alto a meditare e guardandosi attorno vide che le città dei popoli vicini erano piene di donne, perciò, pensò, bastava prenderle…!
Certo gli altri non le avrebbero cedute facilmente e non l’avrebbero certo presa bene, questa originale iniziativa, ma d’altra parte disse fra sé e sé “vita mea donna tua”.
Per raggiungere tale obbiettivo si tentò la via diplomatica ma i vari popoli, davanti a tale proposta si indignarono e cacciarono i diplomatici, perciò Romolo organizzò una grande festa in onore di Nettuno equestre e invitò alla festa i popoli vicini, ovvero i Ceninensi, gli Antemnati, Crustumini e i Sabini, quest’ultimi erano i più vicini di casa perché stavano sul colle vicino chiamato Quirinale.
I popoli accettarono di buon grado e con figli e consorti accorsero alla festa, se non altro per la curiosità di vedere la nuova città; come vedete la curiosità di vedere Roma è all’origine della sua storia.
L’obbiettivo è quello di organizzare un mega rapimento delle donne nel bel mezzo della festa e quando la festa arrivò al suo apice, scoppiò un tumulto e i giovani romani corsero per rapire le fanciulle; molte cadevano nelle mani del primo capitato mentre quelle più belle erano destinate ai senatori… il fato divino o il fascino del potere?
Terminato lo spettacolo i genitori delle fanciulle rapite, frastornati, scapparono e le fanciulle furono lasciate in balia dei giovani romani.
Tutto sembra apparire assai brutale ma qualcosa di strano, quella notte, accadde, perché Romolo riuscì a placare gli animi delle fanciulle in maniera molto veloce, forse troppo, insomma sospetta.
Evidentemente aveva usato “argomenti validi” oppure, forse, viene il sospetto che alle fanciulle, tale situazione, non dispiacesse, poi, così tanto.
Sembra che le cortesi attenzioni e la passione dimostrata dai giovani romani abbia colpito nel cuore le fanciulle che erano, evidentemente, abituate male e trattate peggio nelle loro città.
Anche Romolo trovò moglie fra queste fanciulle, il cui nome era Ersilia, da lei ebbe poi anche una figlia chiamata Prima ed un figlio di nome Avilio, ma di questi gossip a noi ce ne può fregar di meno.
Tali attenzioni placarono, dunque, l’ira delle fanciulle rapite ma non l’ira dei popoli defraudati dalle loro migliori e giovani donne.
I primi a muovere armi contro Roma furono i Ceninensi che furono battuti e Romolo stesso uccise il loro comandante, di nome Acrone, per poi contrattaccare la loro città e una volta espugnata la assoggettò al suo regno.
Tale sorte toccò poco dopo agli Antemnati e poi ai Crustumini.
Romolo, oltre ad assoggettare le città, allargando il suo dominio, concedette ai genitori e i parenti delle fanciulle rapite di stabilirsi a Roma e ciò aumentò il consenso sia delle fanciulle che dei popoli vinti.
Tranne i Sabini!
Infatti la maggior parte delle fanciulle rapite erano Sabine, ecco perché il fatto è passato alla storia come il ratto delle Sabine e quelli non erano degli sprovveduti, pertanto armi e bagagli si gettarono contro Roma … ma questa è un’altra storia.