
Dal 925 a.C. appartenente alla dinastia libica, diventa faraone Osorkon I che già dal nome, vagamente occidentalizzante, apre una nuova fase nella dinastia governante oramai quasi sottratta dalla tradizione egiziana dei secoli precedenti.
Figlio del faraone Sheshonq I e di Keroma, Osorkon I basa, però, il suo sistema di potere attraverso vecchie ma sicure istituzioni come i sacerdoti di Amon, cioè il clero della potente Tebe, il cui gran sacerdote è, guarda caso, suo fratello di nome Iuput con cui, peraltro non correva buon sangue, tanto da deporlo e mettere come gran sacerdote di amon il figlio Sheshonq C.
Non ebbe molta fortuna nelle vicende familiari, come del resto molti faraoni, a dimostrazione che tale carica portava con sè una buona dose di sfortuna. Nel suo caso il figlio prediletto e gran sacerdote di Amon che doveva succedergli, muore pochi mesi prima di lui ed essendo il prediletto sarebbe dovuto essere il suo successore, invece, a succedergli e prendersi il trono e il titolo di faraone fu l’altro suo figlio, Takelot I, avuto da una moglie che gli storici descrivono come di secondaria importanza.
Possiamo immaginare che ciò non abbia contribuito a far maturare un consenso intorno al nuovo faraone anche se in fondo per tutti un faraone valeva un’altro.
Tornando al nostro Osorkon I, durante il suo regno si spese moltissimo per costruire templi agli dei o rimodernarne quelli esistenti, in particolare sotto questo faraone si diffuse nel regno l’adorazione della dea Bastet, modello di morigeratezza il cui motto era “quando è troppo storpia e tutto ciò che hai ti deve bastare (bastet)”.
Questa idea di vita morigerata era però indirizzata al popolo e non applicabile ne agli Dei ne tanto meno al clero che li rappresentava, contemplando una scarsa considerazione e credibilità della dottrina pontificata.
Ciò nonostante questa divinità ebbe molto successo e molto seguito soprattutto perchè questa Dea era appresentata con la testa di gatto, animale assai venerato nella tradizione Egizia e questa Dea ne divenne protettrice, cioè la Dea dei gatti che, per tale motivo religioso, erano assai rispettati e temuti dal popolo, tanto che nessuno osava scacciarli e così prosperarono e si moltiplicarono riempiendo tutto l’Egitto, con grande disappunto dei topi che furono costretti a rifugiarsi nelle piramidi.