
Ci sono strategie che nascono dal genio di chi le ipotizza e altre che si compongono da sole, fatalmente.
Zeus, dall’olimpo aveva necessità di creare una bella guerra fra gli eroi mortali, rei di avergli rubato la dovuta ossequiosa attenzione da parte dei popoli mortali, così all’interno delle intrigate storie di palazzo, seppe trovare spunto per raggiungere l’obiettivo …
Così fu che Zeus seppe di una profezia per la quale la ninfa Teti, che aveva già rifiutato le avances di Zeus, avrebbe generato un figlio che sarebbe diventato più forte del padre, allora Zeus pensò di darla in sposa ad un vecchio in modo da neutralizzare questo rischio.
Lo sposo si chiamava Peleo e Zeus in persona organizzò il matrimonio invitando tutti gli Dei tranne Eris, la dea della discordia; errore fatale o mossa arguta?
Eris andò su tutte le furie e sfondando il picchetto di guardia, gettò sul tavolo degli invitati una mela d’oro con la scritta “alla più bella”.
Le dee Era, Atena e Afrodite, vanitose e narcise, iniziarono a litigare per il diritto a possedere tale mela.
I commensali si badarono bene di prendere la parte di una di loro ma Zeus intervenne e, novello Macchiavelli, le mandò nude di fronte a Paride, un principe troiano ospite per l’occasione, forse in viaggio di studio sull’Olimpo, che avrebbe fatto da giudice sulla questione.
Egli già sapeva che quel giovinastro sarebbe stato alla base della guerra di Troia, del resto era pur sempre Zeus il capo di tutti gli Dei, ed era certo che alla vista di quelle tre dee nude avrebbe combinato qualche guaio.
Le tre divinità cercarono di corrompere il giovane e promisero al giudice dei doni. Atena gli offrì la saggezza, l’abilità bellica, il valore dei guerrieri più potenti, Era il potere politico, Afrodite l’amore della donna più bella del mondo e detentrice del titolo di miss magna grecia, tale Elena di Sparta. Paride, giovane pieno di ormoni fuori controllo, diede la mela ad Afrodite… ovviamente!
Le altre due dee se ne andarono meditando vendetta.
Zeus, in cuor suo, se la rideva, ormai il disegno aveva iniziato a prendere forma.
Mentre il giovane Paride tornava a Troia, dal matrimonio di Peleo e Teti nacque un bambino di nome Achille.
Teti, memore della profezia che la riguardava, tentò di rendere immortale il suo figliolo facendogliene passare di tutti colori, provò persino a bruciarlo nel fuoco durante la notte per eliminare le sue parti mortali, infine, consigliata da certi esperti chimici, lo bagnò nel fiume Stige, facendolo diventare immortale nei punti toccati dall’acqua. Lei lo aveva però tenuto a galla dal tallone che rimase la sua unica parte vulnerabile, da qui la frase «tallone d’Achille», per indicare il punto debole di una persona.
Ma oramai gli intrighi di palazzo sull’Olimpo avevano preso la strada voluta da Zeus e gli ingredienti per far precipitare gli eventi e generare la guerra erano oramai in campo.
Una favola ben scritta con il sorriso sulle labbra.
"Mi piace""Mi piace"